Animo artistico resistente, narratore di storie eticamente proprie e territoriali quanto universali, capace di sviluppare una peculiare tecnica di disegno drammaturgico, evocativo-immaginifica eppure intimamente realistica. Il passato narratogli s’innesta nel presente di quadri mobili, pregnanti di contadini campagna animali bambini donne, fra stagioni guerre pacificazioni, in un altrove di luoghi familiari che scorre su binari di memoria e attesa, di adesso e Infinito. Ha un che di recanatese Leopardiano l’humus ove Simone Massi è nato, lavora e resta, la piccola nobile Pergola nell’entroterra pesarese. Forte di moglie Julia Gromskaya (disegnatrice policroma e regista) e di tre figli, passato fondante da operaio, diplomato in Cinema di Animazione all’Istituto d’Arte di Urbino, quindi perno di ALMA (acronimo non casuale di Associazione Libera Marchigiana Animatori) fondata nel 2020. Nel 2016 crea a Pergola Animavì – Festival di Animazione poetica purtroppo interrottosi dopo 4 notevoli edizioni (vi sono andati a cuore aperto Wenders, Sokurov, Kusturica, Servillo, Herlitzka, Cuticchio). Autore della sigla della Mostra del Cinema di Venezia 2012-2016, ha ottenuto per i suoi 27 cortometraggi circa 900 premi nel mondo (fra cui in Italia 3 Nastri d’Argento e 1 David di Donatello). Dopo 10 anni di lavoro il suo primo lungometraggio Invelle, capolavoro di coscienza pittorico-politica – tre generazioni d’Italia nei topici prima guerra mondiale, nazifascismo, terrorismo – è stato nella sezione Orizzonti di Venezia 2023.
Massi così definisce la sua extra ordinaria tecnica a… zero computer: “È costituita da pastelli ad olio stesi su carta e poi graffiati con strumenti da incisione come puntesecche e sgorbie. È un lavoro in sottrazione, si scava per tirare fuori la luce”.
Ecco, la luce sempre in movimento nei suoi film in bianco e nero e in momenti di folgoranti rosso e blu. Il Disegno di Massi è più che Animazione, è necessario Cinema dell’Anima. La sua.
Maurizio di Rienzo