È una rara purosangue d’interprete, ha sguardo e orizzonte da drammaturga e regista, dinamica presenza teatrale, corpo e tempi cinematografici. I quattro punti cardinali tematici di sentimento, ironia, dramma, azione, li sta toccando tutti con sensibilità cognitiva e sincerità di espressioni. Isabella Ragonese, grazie anche ai suoi colori e occhi di palermitana normanna, ha magnetica e coerente duttilità di attrice, spazia per tipologie di scelte, impatta per naturale bellezza scenica e cinematografica. In questo campo, ha ottenuto in soli 26 film ben 5 candidature ai Nastri d’Argento e 4 ai David di Donatello, ha appena ricevuto da protagonista il Nastro d’Argento Grandi Serie TV per il suo sfaccettato, rigoroso, tormentato ruolo nel noir carcerario Il re. In tale serialità di peso è stata anche moglie rievocata nelle stagioni di Rocco Schiavone ed esemplare quasi filiale in Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa, biopic della inimitabile concittadina Fotografa non solo di mafia. Al cinema debutta nel 2006 col notevole Nuovomondo di Crialese, si afferma per vivacità non comune in Tutta la vita davanti di Virzì e Dieci inverni di Mieli in coppia con Michele Riondino. La dirigono poi Luchetti, Martone, Mazzacurati, la Cecere in due notevoli ruoli di pioniera, Johnson, Tavarelli, Cipani, Mollo nel complesso Il padre d’Italia, Vicari nel memorabile Sole cuore amore in cui è strenua moglie madre donna con destino di morte al lavoro. Nel 2023 è straordinaria per tempra e vibrazioni da agente sotto copertura nell’action spietato Come pecore in mezzo ai lupi della bravissima esordiente Patitucci. Il suo humus teatrale? Scrive testi, è regista, ha interpretato con successo opere di Massini, Kelly, Ritsos, l’Orlando della Woolf, di recente la dirompente moderna Clitennestra di Tóibín con bella regia di Andò. Inoltre Isabella Ragonese è etimologicamente simpatica/empatica: ha peculiare sùn-pàthos perché ha senz’altro ereditato geni di creatura della eterna Magna Grecia.
Maurizio di Rienzo