Damiano e Fabio D’Innocenzo sono autori il cui cinema è originato e sviluppato da realismo evocativo espresso in profondità, da analisi dei meandri di anime in cerca di vita vera o fuga da essa, da osservazione di corpose e complesse dinamiche familiari spesso tendenti al tragico, da drammatiche sintonie amicali maschili. La loro impattante e acuta narrazione della nostra naturale violenza che nell’amare genera risvolti paradigmatici, deriva dall’attitudine coltivata in letture precoci e selezionate, basata su idee di cinema gemellari ma con detour personali, ora di Fabio ora di Damiano. La cui forza registica è anche nella coesione con attori molto bravi e solidali, in un ambito che sembrerebbe circostanziarsi all’humus romanus contemporaneo ma che invece ha riscontri universali come la loro formazione culturale (anche musicale) testimonia. Crediamo siano questi i punti cardinali espressivo-drammaturgici delle loro storie marcate in periferie-residenzialità ma anche da marginalità psicologiche in cui spesso cadono i sentimenti dei personaggi da loro inquadrati. Il loro fare film vanta il calibrato contributo di scelte condivise appieno dai collaboratori tecnico-artistici, incarnate da interpreti sempre ad hoc, tanto consapevoli quanto risultano infine smarriti i loro personaggi, in gorghi quotidiani di affetti, doveri, scelte, destini. È arduo ma fluente meccanismo di racconto insito nella loro poetica minuziosamente partecipe dell’Umano: dal folgorante esordio di La terra dell’abbastanza (Nastro d’Argento Opera Prima) all’impressionante Favolacce (4 Nastri d’Argento, 1 David di Donatello, Orso d’Argento per la sceneggiatura alla Berlinale), all’auto prigione-baratro di America latina (Nastro d’Argento per il soggetto); fino alla narrazione apparentemente seriale ma totalmente cinematografica di Dostoevskij (Berlinale 2024). Anche il loro lavoro di scrittori collaboratori di Matteo Garrone e di altri consoni registi, significa che il Presente è davvero inquadrato dal loro sguardo mentale quanto viscerale di autori di parole, storie, sequenze, estremamente significative, a volte profondamente scompaginanti.
Maurizio di Rienzo