Ha debuttato da regista di cinema lo scorso autunno comunicando a pubblici e critica la forza di verità e la sua calibrata, notevole impronta narrativa e sociopolitica nel molto premiato ai recenti David di Donatello e Nastri d’Argento, Palazzina LAF, storia corale della persecuzione di quadri lavoratori da parte della poi condannata inquinante e malfidata fabbrica Ilva della sua città, che relegò per basse strategie aziendali molti professionisti a fare nulla in un edificio isolato come in umiliante dismissione. Da autore si è assegnato il quasi surreale personaggio di complice semicosciente del cattivo padronato,interpretandolo senza sconti né eccessi, straordinariamente. Non solo per questo Riondino incarna un topos d’Interprete del Presente libero e maturo per pesi umano e artistico adoprati nel suo percorso mai banale, avviato dopo il diploma all’Accademia di Arte Drammatica. Ben presente anni fa in un altro film girato nella sua resistente Taranto, Marpiccolo di Di Robilant; ostinato operaio in Acciaio di Mordini ambientato a Piombino attorno a un’altra inquinante fabbrica; vitale amico del giovane giornalista napoletano Siani ucciso dalla camorra in Fortapàsc di Risi, fraterna spalla del Leopardi di fine vita fra Napoli e Torre del Greco in Il giovane favoloso di Martone; ha espresso lampi sorprendenti in importanti film di Vicari, Rovere, Bellocchio, Taviani, Cappai, D’Angelo, Danieli. Apprezzatissimo nella serie Il giovane Montalbano di Tavarelli, ha appena vinto il Nastro d’Argento Grandi Serie per il suo ruolo da protagonista di Vincenzo Florio, imprenditore rivoluzionario antipotere in I leoni di Sicilia. Da rilevare anche il suo lavoro in Teatro, cadenzato con oculatezza di scelte ed eclettica bravura. E non gli è estranea la Musica: a Taranto (e dove sennò?) con i sodali Roy Paci e Diodato ha ideato e dirige il concertone del 1 maggio. Riondino ha tali radici identitarie e curiosità a largo raggio, che resterà Interprete del Presente per… sempre.
Maurizio di Rienzo